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Soft Machine – Drop

MJR023

di Alfonso Tregua

Disco importante sia per valore storico che per qualità dei contenuti, “Drop” raccoglie in un accurato editing inediti materiali live, registrati dai Soft Machine nell’autunno 1971, durante un tour tedesco.

Orfano di Robert Wyatt e in attesa di John Marshall, il trio Hopper/Dean/Ratledge è coadiuvato qui dal drumming esuberante e libero da schemi di Phil Howard, che con una spinta propulsiva notevole, a tratti al limite dell’indisciplina, conferisce al gruppo grande energia vitale.

L’orientamento para-jazzistico del batterista australiano trova il sodale perfetto nel sax di Elton Dean, che disegna a più riprese spunti mirabili, come in Slightly All The Time, dove il sostegno di Howard è davvero determinante.

Ma è straordinaria anche Drop, con Ratledge in gran spolvero, e la successiva M.C. , dove a far la parte del leone è ancora Phil, con le sue  percussioni fantasiose e sbrigliate.

Il materiale tematico (pur se integrato da Slightly All The Time e Out-Bloody-Rageous, da Third), è in gran parte una versione flamboyant dell’algido (seppur ancora bellissimo) coevo album di studio Fifth, alle cui sessioni Howard partecipò nei brani del lato A, prima di lasciare il posto a John Marshall.

Di lì a poco, e di certo non a caso, anche Elton Dean abbandonò il gruppo, ormai a disagio negli schematismi che apparvero evidenti nel successivo Six, per tentare l’avventuroso passo Just Us, proprio in compagnia di Phil Howard. Il progetto diede vita ad un solo vinile (i due scorpioni nel piatto… all’epoca quasi introvabile) e pochi concerti, segnando nel contempo anche una svolta decisiva per la musica dei Soft Machine, che invero, dopo Six, non hanno lasciato prove memorabili…..

Un disco di grande valenza, quindi, non solo per l’esplicita dedica al talentoso batterista, ma quale testimonianza diretta e coinvolgente dell’ultimo, vero periodo fecondo e creativo della Morbida Macchina. Imperdibile per i fan, anche per le ricche e preziose note di copertina di Steve Lake,  ma decisamente consigliabile anche ai neofiti.

Mike Ratledge Lowrey organ, Fender Rhodes electric piano
Elton Dean saxello, alto sax, Fender Rhodes electric piano
Hugh Hopper bass guitar
Phil Howard drums

01. Neo Caliban Grides 6:23
02. All White 6:14
03. Slightly All The Time 13:16
04. Drop 7:40
05. M.C. 3:25
06. Out-Bloody-Rageous 11:30
07. As If 6:10
08. Dark Swing 1:55
09. Intropigling 0:53
10. Pigling Bland 4:44

Moonjune Records

www.moonjune.com

di Alfonso Tregua

La Moonjune Records è una piccola etichetta indipendente, con sede a New York, che spazia in un’area di confine fra jazz, prog e jazz-rock, muovendosi lungo due direttrici nella scelta dei musicisti: da un lato, documentare l’attività più recente di firme di rilievo assoluto ormai consacrate  (Elton Dean, Hugh Hopper, Phil Miller, Geoff Leigh, Elliott Sharp); dall’altro, dare spazio a realtà meno note, ma di elevata qualità tecnica e artistica.

Fin dagli esordi è evidente questa duplicità di intenti: le prime tre produzioni, del 2001, sono infatti il prezioso Bar Torque, che vede in azione il saxello di Elton Dean affiancato dai suoni eterei del chitarrista Mark Hewins, e due dischi live opera di due (semi)sconosciute prog-band italiane, i Finisterre e i DFA.

Questi ultimi, in tempi successivi, troveranno ancora spazio nel catalogo con la ristampa dei loro primi due dischi nel box set Kaleidoscope, e soprattutto con la pubblicazione dell’eccellente 4th, lavoro in studio di notevole spessore e maturità.

Il lavoro che darà maggiore visibilità all’etichetta arriva nel 2005, con Gospel for J.P. III, tributo a Jaco Pastorius che vede coinvolti grossi nomi come Hiram Bullock, Bireli Lagrene, Marcus Miller, Bob Mintzer, John Patitucci, Mike Stern.

Il buon successo commerciale del disco dà ossigeno ai nuovi progetti del poliedrico Leo Pavkovic, inventore e producer di questo catalogo, che può così dedicarsi con più vigore alle sue “vere” passioni.

Le tre uscite successive, infatti, sono nel segno delle emanazioni passate e presenti del fondamentale capitolo Soft Machine: ben due CD per la recente Soft Machine Legacy (i due veterani Hopper e Dean, con il batterista della “fase post-Wyatt” JohnMarshall ed il chitarrista John Etheridge), catturata dal vivo a Zandaam nel 2004, e successivamente in studio nel 2006.

Ad intervallare le due novità, Soft Machine Floating World Live, storica ripresa di un buon concerto a Brema nel 1975, con la line-up dell’album Bundles. Le composizioni sono in gran parte di Karl Jenkins, anche se non mancano (per fortuna) le ultime folate dell’inconfondibile tastiera di Mike Ratledge: a completare il tutto, i funambolismi chitarristici di un Allan Holdsworth in autentico stato di grazia, strepitoso nei suoi solo ed incisivo anche al violino (!).

A seguire, l’ottimo The Unbelievable Truth, dal taglio più jazzistico, che assume anche una triste valenza di addio ad Elton Dean, scomparso dopo soli quattro mesi da questa registrazione live, dell’ottobre 2005, che lo vede affiancato al quintetto belga The Wrong Object. Nonostante l’assenza di prove prima del concerto, l’interplay fra i sei musicisti è la carta vincente del disco, sia nei momenti strutturati con maggior rigore (la classica Seven For Lee, la pacata ballad Baker Treat’s, entrambe dovute alla penna del sassofonista inglese), che nelle fasi più libere e roventi, come la title-track, del chitarrista Michel Delville, e la riuscita impro Millennium Jumble.

Continuando in ordine cronologico, da segnalare First Live in Japan degli Arti & Mestieri, band di culto nel panorama progressive anni’ 70, seguitissima a tutt’oggi soprattutto in Oriente. Il disco mette in luce le immutate doti di virtuosi del tastierista Beppe Crovella e del drummer Furio Chirico, storiche colonne portanti del gruppo. La scaletta propone quasi esclusivamente i classici da Tilt (1974) e Giro di Valzer per domani (1975), dovuti in buona parte alla vena compositiva di Gigi Venegoni, indimenticato (e ancora attivo) chitarrista della formazione originaria, che lasciò nel 1976 per dedicarsi al progetto Venegoni & Co.

Siamo ormai nel 2007: da qui in poi, una proficua accelerazione produttiva vede l’uscita, in rapida successione, di una decina di titoli in due anni scarsi: notevole anche il passo avanti nella qualità tecnica e raffinatezza delle incisioni, con un più massiccio ricorso alle sessioni di studio.

Dopo aver rimandato alle recensioni dettagliate, ai link che trovate di seguito, per Numero D’Vol e Dune di Hugh Hopper, Patahan dei SimakDialog, Dedicated to you... del Delta Saxohone Quartet, Stories From The Shed di The Wrong Object, ed il già citato 4th dei DFA, resta da dedicare la dovuta attenzione ad altri due CD.

Eccellente Conspiracy Theories di Phil Miller, con il raffinato chitarrista spalleggiato da un ampio organico di straordinaria caratura, che in aggiunta al nucleo degli In Cahoots (Pete Lemer e Fred Baker) compendia una gran fetta di storia del Canterbury sound (con Annie Whitehead e Didier Malherbe, e le seppur brevi partecipazioni di Dave Stewart, Barbara Gaskin, Richard Sinclair) mettendo in luce una efficace front-line con i più giovani Simon Picard e Simon Finch. Una bella prova di sapienza compositiva, una delle pagine più riuscite nella discografia da titolare dell’ottimo Phil.

Bello anche Steam, capitolo jazz-rock di robusto impianto dovuto alla nuova Soft Machine Legacy. Ferma restando l’unicità dello scomparso Elton Dean, ben riuscita appare la scelta di rimpiazzarlo con il duttile multistrumentista Theo Travis, che si districa con buona vena tra sassofoni, flauti e loops, costruendo in più punti suggestivi tappeti sonori che aggiungono, alle tipiche sonorità del gruppo, atmosfere in stile Gong.

In attesa dei prossimi capitoli…

Delta Saxophone Quartet

Dedicated to you…but you weren’t listening – The music of Soft Machine

017MJR017 – 2008

Il Delta Saxophone Quartet è un ensemble attivo, fin dal 1984, nella proposizione di pagine assai variegate, partendo dalla musica da camera contemporanea fino a spaziare nel minimalismo ormai considerato classico (Reich, Glass, Nyman), senza precludersi incursioni nel “puro” jazz eseguendo, ad esempio, brani di Mike Westbrook, di cui Peter Whyman (alto sax del quartetto) è storico collaboratore.

Non desta sorpresa, quindi, la scelta di ampliare ulteriormente il campo d’azione all’ibrido territorio jazz/rock/prog, rileggendo alcune delle più significative pagine del catalogo Soft Machine.

Accademici nella solida preparazione strumentale, ma mentalmente aperti e votati a scelte eterodosse, i quattro superano a pieni voti la prova, confezionando un prodotto di elevata qualità che non si limita al mero tecnicismo, ma risulta convincente anche sul piano emotivo.

Il materiale tematico viene a volte scandagliato e del tutto riscritto/improvvisato (l’ipnotica apertura Dedicated, o …Kings and Queens 33 years later), in altri casi riproposto in maniera più canonica e rispondente all’originale (come avviene in Mousetrap o Facelift, con la presenza dell’ospite Hugh Hopper e il soprano di Blevins in evidenza); in ogni caso i DSQ disegnano all’interno della trama spazi creativi e originali, per cui ogni composizione acquista nuove prospettive d’ascolto, rivive pur restando sostanzialmente fedele alla propria essenza, lungi dalla sterile celebrazione che è rischio implicito in operazioni di questo tipo.

 Degne di nota, oltre alle già citate, l’assorta e pastorale Everything is You, il medley Outrageous Moon, che in sei minuti scarsi condensa la terza e quarta facciata del monumentale Third (!), ed il solenne Epilogue. Ma si rischia di far torto a un disco compatto e riuscitissimo nella sua interezza, che mantiene intatto il suo fascino anche dopo più ascolti.

Alfonso Tregua

 Graeme Blevins: Soprano Sax
Peter Whyman: Alto & Soprano Sax
Tim Holmes: Tenor & Soprano Sax
Chris Caldwell: Baritone & Soprano sax
Special guests
Hugh Hopper: Bass Guitar, Loops (on Facelift)
Morgan Fischer: Vocals, Hurdy Gurdy, Background Electronics (on Outrageous Moon)

01. Dedicated
02. Facelift
03. Somehow with the Passage of Time (Kings and Queens 33 Years Later)
04. Mousetrap
05. Everything Is You
06. To
07. Outrageous Moon
08. Aubade
09. Noisette
10. Floating World
11. You
12. Tale of Taliesin
13. Dedicated to You
14. Epilogue

http://www.moonjune.com/

http://www.musicontheedge.com/delta.html