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Dennis Rea – Giant Steppes (2021)

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Già protagonista in numerose incisioni dell’etichetta Moonjune, in gruppi diversi quali Moraine, Iron Kim Style, Zhongyu,  il chitarrista Dennis Rea propone qui un compendio di quella che da una decina di anni è la sua principale fonte di ispirazione artistica e di vita, ovvero l’esplorazione della musica e dei territori dell’Asia Centrale.

Il disco è accompagnato infatti anche da un ebook gratuitamente disponibile http://blueearbooks.com/books/tuva-and-busted/ , incisivo racconto di un’esperienza che, come si diceva, trascende il mero evento musicale per diventare essenza e spiritualità, sostanza dell’esistenza.

Nei 4 lunghi brani che compongono il disco, vengono rielaborati materiali della tradizione Russa e di Tuva, interpolando al canto di gola e ai tipici melismi asiatici sonorità rock e landscape sonori, heavy prog e registrazioni sul campo. Ne viene fuori un felice risultato, ricco di momenti intensi sia nelle fasi più semplici ed essenziali dei riff pentatonici, che negli sviluppi più astratti e vicini alle radici da cui questo viaggio sonoro prende vigore, producendo un’espressione musicale rinnovata e rispettosa nel contempo.

Si apre con Live at Gaochang che dall’iniziale impronta jazzistica dei sax di Dick Valentine evolve nel canto terragno e antico del didgeridoo di Stuart Dempster (che ricordiamo già sodale della grande Pauline Oliveros). Il materiale tematico tradizionale, affidato prevalentemente alla chitarra del leader e al controcanto dei sax, incede con ritmo inizialmente lento, scandito dalle percussioni di Don Berman e arricchito da scarni echi di coloriture elettroniche, per poi concludere in progressivo crescendo.

Altai By and By colpisce subito con la meravigliosa vocalità di Juliana e PAVA, ensemble vocale di musica folklorica Russa che qui è principale protagonista, con le chitarre del leader che si insinuano aggiungendo intensità alla già eccellente sostanza della materia musicale di base. Di grande impatto emotivo.

Si continua con la cavernosa voce del cantante Albert Kuvezin ad aprire Wind of the World Nest, scanzonata composizione in stile tuvano di Dennis Rea. Un piacevole intermezzo rock, più occidente che oriente, che chiude con lo spettacolare intervento di gola del vocalist.

E infine The Fellowship of Tsering, che mescola il sapore di un’ingenua suite in stile prog primi anni ’70 agli ostinati e oscuri richiami sonori dell’elettronica di Steve Fisk, sviluppandosi in puro ritmo e rumore intorno alla metà dei 14′ totali, con il profondo canto di gola di Kuvezin ancora protagonista, per poi avviarsi alla conclusione in maniera più conciliante e tonale, chiudendo il cerchio con lo stesso materiale usato in apertura del brano.

Fra le migliori uscite del 2021, al momento. Recommended record.

1. Live at Gaochang (Uyghur traditional, arr. Dennis Rea) 16:39
Dennis Rea (electric, resonator, and ‘Mellotron’ guitars)
Dick Valentine (alto and sopranino saxophones)
Greg Kelley (trumpet)
Stuart Dempster (didgeridoo)
Greg Campbell (electric French horn)
Don Berman (drums, percussion)
Sources: “Yaru, “Morning,” and “Ejem,” from the 1980s collection Uyghur Music of Xinjiang.

2. Altai By and By (Russian traditional, arranged by Juliana Svetlitchnaia / Dennis Rea) 08:46
Dennis Rea (electric guitar)
Juliana & PAVA (vocals and hurdy-gurdy)
Sources: “I Was Angry” and “My Dear Bridesmaids,” two Russian songs from Altai Krai in the heart of Russian Central Asia, as arranged by the Seattle-based Russian folkloric vocal ensemble Juliana and PAVA (www.ethnorussia.com/pava.htm).

3. Wind of the World’s Nest (Dennis Rea / Tuvan traditional; lyrics: Galsan Tschinag) 09:56
Dennis Rea (electric guitar, ‘throat guitar’)
Albert Kuvezin (voice)
Dick Valentine (alto saxophone, flute)
Wadim Dicke (electric fretted and fretless basses)
Brian Oppel (drums)
Source: Contains a fragment of the Tuvan traditional song “Baezhin” but otherwise is original music in a Tuvan vein by Dennis Rea.

4. The Fellowship of Tsering (Jampa Tsering, arranged by Dennis Rea) 14:07
Dennis Rea (electric and organ guitars, kalimba)
Greg Powers (dungchen horn)
Albert Kuvezin (vocal)
Dick Valentine (flute)
WadimDicke(electric bass)
Steve Fisk (keyboards, sounds rhythms, creative processing)
Daniel Zongrone (drums, percussion)
Tibetan prayer flag and prayer wheel field recordings courtesy of Avosound.

 

 

Freschi di stampa (Giugno 2)_ ZHONGYU

Riuscito mélange fra il rosso cremisi (invero dominante) e le svariate coloriture apportate da scale e sonorità asiatiche

ZHONGYU

vede impegnato al Chapman Stick (e al Mellotron e ARP 2600, giusto per inquadrare ulteriormente il periodo) il compositore e leader del progetto Jon Davis, affiancato dal solido nucleo fondante di Moraine, gruppo guidato dal chitarrista Dennis Rea e più volte recensito su questo blog (ad esempio qui, o anche qui o ulteriormente qui). Tornando al disco, da gustare anche alcuni arguti ed evocativi titoli [due per tutti, Apple of my Mind’s Eye e…. Sleepwalking the Dog :-)]

Moraine – Metamorphic Rock (2011)

Registrato dal vivo al NEARfest 2010, questo disco è un compendio di due precedenti uscite, manifest deNsity, dal quale proviene buona parte della scaletta, e Views From Chicheng Precipice (a nome del leader Dennis Rea), qui rappresentato da una Disoriental suite di una decina di minuti. A completare l’ampio minutaggio, quattro inediti fra i quali spiccano la traccia d’apertura Irreducibile Complexity, vero e proprio manifesto programmatico, e The Okanogan Lobe, notevole per intensità e qualità dei solo.

A confronto col disco di riferimento di studio, questo Metamorphic Rock risulta, a nostro avviso, più potente e fluido. Anche il consistente cambio di line-up ed il ritocco nelle scelte timbriche, più “sporche” e cattive, gioca un ruolo importante nei diversi esiti. La dimensione live giova decisamente , e pur restando nel complesso fedeli all’impianto compositivo, i musicisti appaiono molto più sciolti e disposti al rischio,  fino a spingersi alle soglie del rumore in Uncle Tang’s…..., che mette in evidenza la potenza di fuoco sonora fornita dal sax di James DeJoje, uno degli assenti nelle versioni in studio.

Tirando le somme, quindi, un ascolto coinvolgente, un punto di partenza ideale per chi voglia approcciare l’universo sonoro di Dennis Rea nel suo versante più strettamente prog-rock.

metamorphic

Moonjune Records MJR040 (2011)

1. Irreducible Complexity (3:39)
2. Manifest Density (3:45)
3. Save the Yuppie Breeding Grounds (4:07)
4. Disillusioned Avatar/Dub Interlude/Ephebus Amoebus (10:25)
5.  Disoriental Suite (11:46):
a) Bagua
b) Kan Hai De Re Zi
c) Views from Chicheng Precipice
6. Kuru (4:31)
7. The Okanogan Lobe (7:36)
8. Uncle Tang’s Cabinet of Dr. Caligari (3:44)
9. Blues for a Bruised Planet (4:35)
10. Waylaid (5:31)
11.  Middlebräu (9:09)

Dennis Rea – guitar
Alicia DeJoie – violin
James DeJoie – baritone sax, flute, percussion
Kevin Millard –  8-string bass
Stephen Cavit – drums, percussion

DENNIS REA – Views from Chicheng Precipice

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MJR034 (2010)

Musicista versatile come pochi, Dennis Rea dà alle stampe un sentito omaggio alle musiche cinesi di tradizione. Il materiale sonoro di base è trattato con rispetto ma manipolato con creativa ispirazione; ne risulta una riuscita sintesi fra suoni ancestrali e contemporaneità, felice nella struttura e nelle scelte timbriche.

Siamo lontani mille miglia (per fortuna) sia dall’oleografia che è rischio insito in progetti di questo genere, che dalla “classica” e funambolica fusion east-west.

E’ un lavoro profondo, essenziale e ricco di sfumature, da cogliere con ripetuti ascolti.

Entrando nel dettaglio, la scaletta si apre con Three Views From Chicheng Precipice (after Bai Juyi), unico originale a firma del chitarrista, in misurato equilibrio tra le tipiche pentatoniche disegnate da violino e cello e l’impro di stampo prog, per proseguire con l’autentico gioiello Tangabata, meditativo e cameristico nell’impianto, con l’iconica presenza del trombonista Stuart Dempster ad impreziosire un brano ricco di fascino, quieto e dissonante, oggetto sonoro evolutivo, inafferrabile e mutevole ad ogni ascolto.

Solido e lineare Kan Hai De Re Zi, quasi un interludio a preparare l’eccellente, ed arguto anche nel titolo, Aviariations on “A Hundred Birds Serenade the Phoenix”, in origine concepito come esercizio di virtuosismo per oboe cinese; alla mente occidentale è automatico il richiamo ai lavori di Olivier Messiaen sul canto degli uccelli, con l’impressionante vocalità di Caterina De Re, a metà strada fra il birdsinging e l’opera cinese, a svolgere il compito tradizionalmente assegnato allo strumento a fiato. A sostegno, il solo leader con kalimba e tappeti di chitarra elettrica.

A chiudere Bagua (“Eight Trigrams”), enigmatica mistura che prende le mosse dalla musica rituale dello Yunnan per addentrarsi con gran sicurezza nella pura improvvisazione prima di tornare, con interrrogativa e sospesa conclusione, al punto di partenza, in una circolarità che spinge a premere (di nuovo e ancora) il tasto play…..

Alfonso Tregua

1. Three Views From Chicheng Precipice (after Bai Juyi) 9:56
2. Tangabata 15:55
3. Kan Hai De Re Zi (“Days by the Sea”) 3:41
4. Aviariations on “A Hundred Birds Serenade the Phoenix” 6:51
5. Bagua (“Eight Trigrams”) 10:35

DENNIS REA electric and resonator guitars, melodica, Naxi jaw harp, kalimba, dan bau (Vietnamese monochord);

ALICIA ALLEN violin;

GREG CAMPBELL drums, percussion;

RUTH DAVIDSON cello;

JAMES DEJOIE bass flute, bamboo flute, bass clarinet;

CATERINA DE RE voice;

STUART DEMPSTER trombone, conch shell;

WILL DOWD drums, percussion;

ELIZABETH FALCONER koto;

JOHN FALCONER shakuhachi;

JAY JASKOT drums;

PAUL KIKUCHI percussion;

KEVIN MILLARD baliset.

IRON KIM STYLE – Iron Kim Style

iron MJR 031 (2010)

A breve distanza da “manifest deNsity“, ecco un nuovo album che vede fra i protagonisti il chitarrista Dennis Rea e il drummer Jay Jaskot, alle prese con un progetto invero assai diverso dal precedente.

Il disco è infatti interamente improvvisato, non in chiave jazzistica ma con gli stilemi del jazz-rock: fari ispiratori dell’operazione sono senz’altro il Miles Davis del periodo elettrico, a cui il trombettista Bill Jones è evidentemente devoto; e Terje Rypdal, il cui timbro sembra più volte richiamato nei soli chitarristici.

Operazione ad alto tasso di rischio, quindi, e talvolta traspare la sensazione che il percorso dei suoni sia interrotto prima di completare il naturale sviluppo (Gibberish Falter, Pò Brief); d’altro canto, gli episodi a più ampio respiro sono ricchi di momenti ispirati e coinvolgenti, con esiti rimarchevoli nella adrenalinica apertura Mean Streat of Pyongyang, punteggiata dall’energetico clarinetto basso di Izaak Mills e da un ben riuscito guitar solo.

Ottime anche Adrift, dove le trame dilatate e il lento incedere danno vita a fasi di quieta bellezza, evocative e solenni, con il clarinetto basso che gioca ancora un ruolo determinante, e Amber Waves of Migraine, in stile pressochè analogo.

Divertente la chiusura, con tromba e batteria che si aggirano ciondolando nel Savoy, in un omaggio (fra il sincero e il beffardo) che richiama alla mente lo swing di Benny Goodman (!).

Un ascolto stimolante, quindi, da parte di un organico che potrebbe riservare ulteriori sorprese in dimensione live.

Alfonso Tregua

1. Mean Streets of Pyongyang 10:33
2. Gibberish Falter 4:37
3. Po’ Brief 6:18
4. Don Quixotic 7:37
5. Adrift 7:44
6. Amber Waves of Migraine 5:37
7. Pachinko Malice 5:10
8. Dreams From Our Dear Leader 3:20
9. Jack Out The Kims 2:34
10. Slouchin’ at the Savoy 2:25

Dennis Rea 6 strings electric guitar
Thaddeus Brophy 12 strings electric guitar
Bill Jones trumpet
Ryan Berg bass guitar
Jay Jaskot drums
with
Izaak Mills bass clarinet (Tracks 1 & 5)