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Freschi di stampa (Maggio) – Tea Time_ D’Agaro/De Mattia/Maier

Per un inconsueto tè delle cinque, niente di meglio che affidarsi alle cure di

Tea Time_ Daniele D’Agaro/Massimo De Mattia/Giovanni Maier

impro radicale dai multiformi gusti (Mint, Cinnamon, Ginger e via dicendo i titoli dei brani): clarinetto e flauto in assoluta libertà, ben sostenuti dal sanguigno lavoro del contrabbasso, a confezionare  un riuscito trialogo.

 

Daniele D’Agaro – Giovanni Maier – Zlatko Kaučič: DISORDER AT THE BORDER

maierPalomar records 50

Già compagni d’avventura in numerose situazioni, il contrabbassista Giovanni Maier e il batterista Zlatko Kaučič sono qui affiancati al talentoso Daniele D’Agaro, musicista duttile come pochi altri e sempre determinante nei contesti in cui mette in gioco le sue ance. Ne risultano sei improvvisazioni che mettono in evidenza una perizia strumentale Continua a leggere Daniele D’Agaro – Giovanni Maier – Zlatko Kaučič: DISORDER AT THE BORDER

Pomigliano Jazz Festival 2013 (1) – Franco D’Andrea Three

Notevole affluenza di pubblico alla terza serata del Pomigliano Jazz Festival 2013, nel cortile del Palazzo Mediceo a Ottaviano, per l’appuntamento con Franco D’Andrea. Il pianista meranese, in un periodo particolarmente fecondo della sua attività live e discografica, si è esibito con un’inconsueta formazione in trio, affiancato da Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone.

Il programma recita nel sottotitolo Traditions and clusters, ma rispetto alle esibizioni registrate con vari organici nell’omonimo doppio CD, penultima uscita discografica da leader edita da Gallo Rojo, qui le atmosfere sono giocate principalmente sull’eleganza e l’understatement, più traditions che clusters. Del resto, l’intento dichiarato è proprio quello di offrire in sintesi il suono di una banda tradizionale modernamente contaminato.

In realtà, l’assenza di sezione ritmica sacrifica ovviamente le dinamiche e determina la scelta di un approccio quasi cameristico, dove gli sprazzi improvvisativi sono limitati a favore di una maggiore chiarezza e linearità dell’impianto. Il pianismo enciclopedico del leader disegna un percorso storicizzato che riesce a condensare echi dello stride e tendenze via via più moderne, mantenendo coerenza nel segno di una chiara e personale cifra stilistica.

In buona vena anche i due fiati, che hanno limitato la loro naturale esuberanza al servizio del progetto, per cui il concerto ha riscosso  un meritato successo e duplice richiesta di bis, prontamente accordata.

A questo link una bella e ricca intervista di Olindo Fortino a Franco D’Andrea