Notevole affluenza di pubblico alla terza serata del Pomigliano Jazz Festival 2013, nel cortile del Palazzo Mediceo a Ottaviano, per l’appuntamento con Franco D’Andrea. Il pianista meranese, in un periodo particolarmente fecondo della sua attività live e discografica, si è esibito con un’inconsueta formazione in trio, affiancato da Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone.
Il programma recita nel sottotitolo Traditions and clusters, ma rispetto alle esibizioni registrate con vari organici nell’omonimo doppio CD, penultima uscita discografica da leader edita da Gallo Rojo, qui le atmosfere sono giocate principalmente sull’eleganza e l’understatement, più traditions che clusters. Del resto, l’intento dichiarato è proprio quello di offrire in sintesi il suono di una banda tradizionale modernamente contaminato.
In realtà, l’assenza di sezione ritmica sacrifica ovviamente le dinamiche e determina la scelta di un approccio quasi cameristico, dove gli sprazzi improvvisativi sono limitati a favore di una maggiore chiarezza e linearità dell’impianto. Il pianismo enciclopedico del leader disegna un percorso storicizzato che riesce a condensare echi dello stride e tendenze via via più moderne, mantenendo coerenza nel segno di una chiara e personale cifra stilistica.
In buona vena anche i due fiati, che hanno limitato la loro naturale esuberanza al servizio del progetto, per cui il concerto ha riscosso un meritato successo e duplice richiesta di bis, prontamente accordata.
A questo link una bella e ricca intervista di Olindo Fortino a Franco D’Andrea