Vinta la sopravvenuta ritrosia (sarà l’età…) ad affrontare le difficoltà logistiche di varia natura che una serata al centro di Napoli sicuramente propone, il vostro cronista ha staccato il biglietto per la tappa partenopea del Solo piano world tour 2014 di Chick Corea, pungolato dalla positiva impressione suscitata dalle ultime uscite discografiche ascoltate: una per tutte, il disco acustico del doppio album Forever, in trio con Stanley Clarke e Lenny White, risalente a tre anni fa. Continua a leggere Chick Corea – Live Teatro Bellini, Napoli 8 maggio 2014
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Carla Bley Trios live in Munchen
In occasione dell’imminente uscita di Trios (ECM 2287), il nuovo album di Carla Bley con Steve Swallow e Andy Sheppard, può essere interessante la visione di questo set registrato nel 2002 a Monaco con la stessa formazione
Qui di seguito la scaletta, (il minutaggio dà approssimativamente l’indicazione dell’inizio, e non la durata del singolo brano)
1. 440 01:14 / 2. Baby Baby 09:51 / 3. Chicken 17:37 / 4. Waters Of March 25:29 / 5. The National Anthem: OG can UC – Flags – Whose Broad Stripes – Anthem – Keep It Spangled 32:34 / 6. Hip Hop 54:58 / 7. Les Trois Lagons: XVII – XVIII – XIX (d’après Henri Matisse) 1:03:14 / 8. The Lone Arranger 1:19:46 / 9. Wrong Key Donkey – Donkey 1:29:05 / 10. Lawns 1:41:49
Roccella Jazz Festival 2013 (7) – Roberto Gatto PerfecTrio
Dopo il concerto di Gabriele Coen Jewish Experience la serata del 20 agosto vede l’esibizione del Roberto Gatto PerfecTrio. Da sempre, oltre che eccellente strumentista, il drummer romano ha dato prova di talento da leader, testimoniato da una nutrita discografia a proprio nome con organici di varia ampiezza.

Nel progetto qui presentato, l’assunto di base è la libertà espressiva: uso sistematico del live electronic, tastiere di Alfonso Santimone manipolate tramite laptop per ampliare la scelta timbrica sono il punto di partenza da cui i tre prendono le mosse per lanciarsi in un set assai vario, con sapiente alternanza di fasi in cui sono ovviamente riconoscibili materiali tematici di stampo jazzistico e momenti di pura e riuscita improvvisazione, dove è più evidente una connotazione progressive, stile musicale che innerva in egual misura il background di Gatto.

Un’ora di musica ricca e coinvolgente, dove le fonti sono sì trattate con rispetto e intellegibili, ma sempre modificate, a tratti plasmate e rammollite come un orologio di Dalì, che si tratti di Monk o di bossa nova. D’altro canto, negli episodi più liberi l’elemento caratterizzante è soprattutto la grande potenza sonora: qui riesce a mettersi in luce con riusciti sprazzi “solistici” anche il basso manipolato di Pierpaolo Ranieri, per il resto leggermente in secondo piano con il suo suono troppo spesso stoppato, anche quando un allungamento delle note avrebbe meglio sostenuto le folate di Santimone.
L’improbabile, vivace e crediamo estemporanea scaletta (più dettata dal pianista che dal leader) chiude felicemente con l’opportuna scelta di un tema obliquo e poco frequentato, il parkeriano Segment. Richiamati per un bis, i tre sembrano quasi voler benevolmente saggiare la predisposizione al rischio del pubblico, concretizzando un’emissione così forte che a tratti si è aggirata intorno alla soglia del rumore puro: ma i presenti hanno apprezzato senza battere ciglio, evidentemente desiderosi di freschezza e opportune stimolazioni neurali. Ottimo.
Foto di Anna Clara D’Aponte
Roccella Jazz Festival 2013 (6) – Gabriele Coen Jewish Experience
Ancora un doppio concerto, il 20 agosto, al porto delle Grazie, e l’avvio della serata è in piena sintonia con il tema conduttore del Festival. Va in scena Gabriele Coen

con il suo “Yiddish Melodies in Jazz”, a mettere in evidenza una delle molteplici possibilità di interazione fra musica ebraica e jazz. I temi proposti, in alcuni casi, hanno già visto in passato la riproposizione ad opera di Benny Goodman, ma le scelte interpretative sono in verità assai diverse dal puro swing. Il sassofonista romano, infatti, è alla guida di un sestetto ben amalgamato che, per impostazione timbrica e tessitura musicale, si colloca in posizione intermedia tra le formazioni elettriche e quella “classica” in quartetto dell’esperienza MASADA, con l’ospite Francesco Lento alla tromba a sostenere il ruolo che lì ricopre Dave Douglas. Non a caso, il progetto di Coen ha visto la pubblicazione in CD per la Tzadik.

Date le coordinate di riferimento, va detto che il set, pur essendo ben carico dal punto di vista energetico, non raggiunge certo il furore intepretativo e la libertà improvvisativa che caratterizzano i due gruppi guidati da John Zorn (e non è detto che sia un male, a ciascuno il suo….). La musica qui è di fatto più lineare, gli interventi solistici ben misurati: oltre al leader, si mette in particolare luce il chitarrista Lutte Berg,

che sfrutta con grande efficacia gli spazi a disposizione. “Yiddish Melodies in Jazz” si muove quindi in un alveo ben definito, non particolarmente originale o innovativo, ma senz’altro valido dal punto di vista strumentale e della piacevolezza d’ascolto.
Gabriele Coen sax tenore, soprano, clarinetto Pietro Lussu pianoforte Lutte Berg chitarra elettrica Marco Loddo contrabbasso Luca Caponi batteria ospite Francesco Lento trombaFoto di Anna Clara D’Aponte
Roccella Jazz Festival 2013 (5) – Enrico Zanisi Trio
Dopo aver toccato 7 diverse sedi in pochi giorni, e avviato le sessioni pomeridiane il 17 agosto, due giorni dopo anche i concerti serali di Roccella Jazz tornano nella sede naturale, precisamente al porto delle Grazie, ampio spazio dove gli organizzatori, per motivi che sfuggono, hanno predisposto un numero di sedie irrisorio rispetto all’afflusso.
Nella dimensione un pò caotica tipica di molti eventi a ingresso gratuito, senz’altro non consona alla concentrazione, si è quindi aperta la serata con l’esibizione dell’Enrico Zanisi trio.

Il pianista romano mette in mostra doti di strumentista già maturo, a dispetto del dato anagrafico (classe ’90): il tocco è fluido e le dinamiche sono ben controllate, l’approccio e l’impostazione mostrano i proficui frutti di uno studio classico adeguatamente metabolizzato. I materiali proposti mostrano, come è ovvio, marcate influenze dei musicisti di riferimento nell’ambito del piano trio, su tutti Keith Jarrett e Brad Mehldau: impeccabile dal punto di vista tecnico, Zanisi dà però la sensazione di andare col freno tirato a livello emotivo per buona parte del conciso set, quasi avesse timore di sbagliare. Solo nei due brani conclusivi, quando finalmente lascia da parte le remore, allarga di più le braccia e l’apertura delle mani, dà un assaggio abbastanza compiuto (purtroppo breve) delle sue ampie potenzialità.

Valido e collaudato anche l’interplay con il contrabbassista Joe Rehmer e con Alessandro Paternesi, autore di una prestazione convincente col suo fantasioso drumming: la stessa formazione, infatti, ha dato alle stampe il secondo e recente lavoro discografico da leader di Zanisi, Life Variations.

Foto di Anna Clara D’Aponte