Dopo il concerto di Gabriele Coen Jewish Experience la serata del 20 agosto vede l’esibizione del Roberto Gatto PerfecTrio. Da sempre, oltre che eccellente strumentista, il drummer romano ha dato prova di talento da leader, testimoniato da una nutrita discografia a proprio nome con organici di varia ampiezza.

Nel progetto qui presentato, l’assunto di base è la libertà espressiva: uso sistematico del live electronic, tastiere di Alfonso Santimone manipolate tramite laptop per ampliare la scelta timbrica sono il punto di partenza da cui i tre prendono le mosse per lanciarsi in un set assai vario, con sapiente alternanza di fasi in cui sono ovviamente riconoscibili materiali tematici di stampo jazzistico e momenti di pura e riuscita improvvisazione, dove è più evidente una connotazione progressive, stile musicale che innerva in egual misura il background di Gatto.

Un’ora di musica ricca e coinvolgente, dove le fonti sono sì trattate con rispetto e intellegibili, ma sempre modificate, a tratti plasmate e rammollite come un orologio di Dalì, che si tratti di Monk o di bossa nova. D’altro canto, negli episodi più liberi l’elemento caratterizzante è soprattutto la grande potenza sonora: qui riesce a mettersi in luce con riusciti sprazzi “solistici” anche il basso manipolato di Pierpaolo Ranieri, per il resto leggermente in secondo piano con il suo suono troppo spesso stoppato, anche quando un allungamento delle note avrebbe meglio sostenuto le folate di Santimone.
L’improbabile, vivace e crediamo estemporanea scaletta (più dettata dal pianista che dal leader) chiude felicemente con l’opportuna scelta di un tema obliquo e poco frequentato, il parkeriano Segment. Richiamati per un bis, i tre sembrano quasi voler benevolmente saggiare la predisposizione al rischio del pubblico, concretizzando un’emissione così forte che a tratti si è aggirata intorno alla soglia del rumore puro: ma i presenti hanno apprezzato senza battere ciglio, evidentemente desiderosi di freschezza e opportune stimolazioni neurali. Ottimo.
Foto di Anna Clara D’Aponte