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JEFF BALLARD TRIO feat LIONEL LOUEKE & CHRIS CHEEK_Live 2016

ballard9 settembre 2016

Bella apertura del Pomigliano Jazz Festival 2016, a Sirignano (Av) con il concerto del Jeff Ballard Trio. L’ottimo batterista californiano mostra indubbie qualità di leader, e nel contempo misura e fantasia, gestendo nel miglior modo i due talenti che lo affiancano: in gran forma Lionel Loueke, che ha sfruttato nella maniera migliore una strana e piccola sei corde elettrica, dalla quale ha estratto sonorità di chitarra o di basso a seconda delle necessità, spaziando fino alla surroga di un Hammond (sic!) durante un paio degli incisivi solo. Leggermente sotto tono invece Chris Cheek, che pur fornendo una prestazione nel complesso valida si è incartato un paio di volte nella gestione dei loop.

Poco più di un’ora di musica ben equilibrata, godibile e in the groove ma dal piglio fresco e aperto alla riebolarazione creativa, sia negli originali che negli standard (Davis, Carmichael, Silver). Una promessa mantenuta, quindi, per quello che si preannunciava come uno degli eventi più interessanti nel nutrito programma della rassegna campana.

Jeff Ballard batteria
Lionel Loueke chitarra elettrica
Chris Cheek sassofono

Pomigliano Jazz 2014 – Il programma

Appena uscito, il video di presentazione del Pomigliano Jazz 2014. Programma spalmato su varie località, fra gli eventi a pagamento George Benson che apre oggi ad Avella, Kenny Garrett, e Richard Galliano che chiude il 20 sul cratere del Vesuvio. Molti anche i concerti ad ingresso libero: qui spiccano le presenze dell’atipico duo Girotto/Campanella (Michele, il virtuoso pianista di classica) il 17 ad Ottaviano, poi nella sede principale di Pomigliano Tom Harrell il 18, Gonzalo Rubalcaba Volcan e Stefano di Battista quartet il 19. Elenco completo nel filmato.

Pomigliano Jazz Festival 2013 (3) – Benny Golson Quartet

Riguardando nell’assieme il cartellone 2013 di Pomigliano, risulta evidente nelle scelte la prevalenza, per gli eventi principali, di artisti giunti ormai alla terza età. D’Andrea, Shepp, Rava viaggiano tutti oltre la settantina, e il decano Benny Golson, di cui vi diremo fra poco, conta 84 primavere (molto ben portate, a dire il vero). Nulla di personale, per carità, tutti mostri sacri, ma provare a dare spazio anche alle nuove generazioni nelle prossime edizioni non sarebbe male. Non più di un mesetto fa, a Roccella Jonica, abbiamo potuto ascoltare in due diverse serate le esibizioni di Enrico Zanisi e Mattia Cigalini, poco più che ventenni ma già senz’altro all’altezza di sostenere palchi importanti.

Tornando alla cronaca, il concerto del Benny Golson quartet: accompagnato da una sezione ritmica di routine approntata per l’occasione, con l’onnipresente (qui a Pomigliano) Aldo Vigorito al basso e il batterista Claudio Romano, il leader ha mostrato un suono ancora morbido nel soffiato e preciso nel registro medio. In qualche momento l’interplay ha difettato, come è normale in questi casi, ma non sono mancati episodi molto ben riusciti, come l’esecuzione dei classici Along Came Betty, preceduto da un siparietto forse un pò lungo dove Benny ha sfogliato l’album dei ricordi, Whisper Not e soprattutto I Remember Clifford, toccante omaggio alla breve parabola del grande trombettista.

Nel canonico svolgimento con esposizione tematica e sequenza di assolo, dove ovviamente per centelllinare le energie Golson ha lasciato ampio spazio ai compagni di serata, si è messo in chiara evidenza il quarto componente del gruppo, il pianista Antonio Faraò, con un fraseggio dinamico e al tempo stesso assai fluido. Un concerto mainstream classico, nulla di più, ma interessante per aver dato l’opportunita di vedere all’opera un pezzo importante della storia del jazz.

Pomigliano Jazz Festival 2013 (2) – Archie Shepp Quartet & ONJ

Consueto bagno di folla, il 20 settembre, per l’apertura dei due giorni di concerti nella sede naturale di Pomigliano (il festival si chiuderà poi a Cimitile). Tre set in programma, con il maggior richiamo dato da Archie Shepp affiancato dall’Orchestra Napoletana di Jazz diretta da Mario Raja, _MG_4006rid2 che per due soli brani ha lasciato il palco al quartetto del sassofonista americano, formato da Tom Mc Clung al pianoforte, Darryl Hall al contrabbasso e Steve Mc Craven alla batteria.

Nella scaletta, dovuta a Mario Raja, si alternano brani del repertorio di Shepp, selezionati fra quelli meno aspri e quindi caratterizzati da una adeguata immediatezza, come Miss Toni, Steam, U-Jamaa, Blues for brother G. Jackson, e scelte di sapore nazional-popolare (Pino Daniele, Torna a Surriento, Caravan con piccolo inserto di Caravan Petrol) che destano più di una perplessità non solo al cronista, ma anche allo stesso Archie e a Giulio Martino, a quanto pare dalla foto qui sotto (si scherza eh…). ridI materiali in questione vengono infatti proposti senza particolari aggiusti, camuffamenti o contaminazioni che avrebbero reso più interessante il tutto, al di là degli efficaci solo piazzati dagli elementi più rappresentativi dell’Orchestra,_MG_4013cond ovvero il prof. Pietro Condorelli,  il torrenziale Marco Zurzolo e i trombonisti Alessandro Tedesco e Roberto Schiano.

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E Shepp, vi chiederete? Il tempo ha ovviamente lasciato i suoi segni, e quindi al di là di qualche episodica zampata, come nella Canzone dei sette mariti di Roberto de Simone, dove si è mostrato particolarmente a suo agio, per il resto la prestazione non è apparsa memorabile. Più efficaci e divertenti le estemporanee uscite da crooner, in particolare nella ellingtoniana Don’t get around much anymore.

ONJ ORCHESTRA NAPOLETANA DI JAZZ
Mario Raja direzione, arrangiamenti
Marco Sannini, Matteo Franza, Gianfranco Campagnoli, Peppe Fiscale tromba
Alessandro Tedesco, Roberto Schiano, Lello Carotenuto trombone
Annibale Guarino, Marco Zurzolo sax contralto
Enzo Nini, Giulio Martino sax tenore
Nicola Rando sax baritono
Pietro Condorelli chitarra
Andrea Rea pianoforte
Aldo Vigorito contrabbasso
Giuseppe La Pusata batteria

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Le foto sono di Anna Clara D’Aponte

Pomigliano Jazz Festival 2013 (1) – Franco D’Andrea Three

Notevole affluenza di pubblico alla terza serata del Pomigliano Jazz Festival 2013, nel cortile del Palazzo Mediceo a Ottaviano, per l’appuntamento con Franco D’Andrea. Il pianista meranese, in un periodo particolarmente fecondo della sua attività live e discografica, si è esibito con un’inconsueta formazione in trio, affiancato da Daniele D’Agaro al clarinetto e Mauro Ottolini al trombone.

Il programma recita nel sottotitolo Traditions and clusters, ma rispetto alle esibizioni registrate con vari organici nell’omonimo doppio CD, penultima uscita discografica da leader edita da Gallo Rojo, qui le atmosfere sono giocate principalmente sull’eleganza e l’understatement, più traditions che clusters. Del resto, l’intento dichiarato è proprio quello di offrire in sintesi il suono di una banda tradizionale modernamente contaminato.

In realtà, l’assenza di sezione ritmica sacrifica ovviamente le dinamiche e determina la scelta di un approccio quasi cameristico, dove gli sprazzi improvvisativi sono limitati a favore di una maggiore chiarezza e linearità dell’impianto. Il pianismo enciclopedico del leader disegna un percorso storicizzato che riesce a condensare echi dello stride e tendenze via via più moderne, mantenendo coerenza nel segno di una chiara e personale cifra stilistica.

In buona vena anche i due fiati, che hanno limitato la loro naturale esuberanza al servizio del progetto, per cui il concerto ha riscosso  un meritato successo e duplice richiesta di bis, prontamente accordata.

A questo link una bella e ricca intervista di Olindo Fortino a Franco D’Andrea