Un doppio cd (uno in quartetto, l’altro in duo) per ricordare, nel decennale della scomparsa, il musicista statunitense. Un omaggio ad uno dei suoi maestri, forse autentico nume tutelare, che Roberto Ottaviano esplicita calandosi nei timbri, nel fraseggio e negli sviluppi delle composizioni originarie con una mimesi a tratti impressionante.
Nel primo disco, a nostro avviso più riuscito e godibile, il leader è affiancato dal veterano e poliedrico trombonista Glenn Ferris, qui in forma davvero smagliante, tanto da rubare più volte l’occhio di bue al titolare del progetto, che del resto fa dell’understatement una delle sue doti peculiari. A completare il disegno sonoro la possente e precisa cavata del contrabbassista Giovanni Maier, e l’apporto come sempre creativo e misurato del batterista Cristiano Calcagnile. Il repertorio scelto interpreta ed evidenzia la gran parte degli aspetti peculiari delle composizioni di Lacy, passando da quelli più solari e swinganti a momenti più enigmatici e meditativi, sempre con una precisa lettura delle chiare e al tempo stesso intricate linee melodiche. In chiusura, sentita dedica al brillante contrabbassista Jean Jacques Avenel, scomparso di recente, prezioso sodale di Lacy per circa trent’anni .
In duo invece il secondo disco, dove il sopranista barese è affiancato dal pianista Alexander Hawkins, riprendendo una formula che il pricipale epigono di Monk ha più volte utilizzato in carriera, con esiti anche eccellenti come nell’ottimo “Communiqué”, dove la spalla (si fa per dire…) era Mal Waldron. Il discorso si fa più scarno e l’improvvisazione più libera, viene alla luce l’aspetto febbrile e introverso, del resto anch’esso caratteristico di rilevante parte della produzione del musicista americano, spesso basato su ostinate figurazioni ritmiche e melodie minimali. Non mancano comunque fasi a più ampio respiro, come The Seagulls of Kristiansund, che apre con il soprano a simulare il canto stridente dei gabbiani per poi introdurre un lungo, sereno e cantabile percorso.
Ancora una prova positiva quindi, di alto livello e coerenza, da parte di un musicista dai meriti assai superiori a quelli che gli vengono riconosciuti, mentre i vari referendum top jazz et similia continuano a mettere in vetrina sempre i soliti nomi, spesso a priori e “a prescindere”. In chiusura ci piace lasciare la parola a Ottaviano stesso, che con la sua modestia definisce come meglio non si potrebbe il proprio elevato spessore, intellettuale e umano oltre che artistico:
“Oggi più studio il repertorio di Lacy, più mi cimento con la trascrizione delle sue composizioni – ne ha scritte più di 500 tra cui circa 200 songs, più ascolto le decine di registrazioni inedite, più mi concentro sul suo linguaggio e cerco di collegare i fili delle sue ispirazioni e delle sue sonografìe, e più mi sento piccolo, minuscolo“.
Track List
Vol 1
1 – Trickles
2 – Gay Paree Bop
3 – The Rent
4 – Blues For Aida
5 – Cette Fois
6 – Herbe De L’Houbli
7 – Cliches
8 – We Don’t
9 – The Crust
10 – Utah
11 – Bookioni
12 – That’s For JJ (Dedicated to the late Jean Jacques Avenel)
Glenn Ferris – trombone
Roberto Ottaviano – sax soprano
Giovanni Maier – contrabbasso
Cristiano Calcagnile – batteria
Vol 2
1 – Flakes
2 – What It Is
3 – A.H.
4 – Hemline
5 – Angels, Friends, Neighbours
6 – The Seagulls of Kristiansund
7 – Wickets
8 – Una specie di roba mista, Poly-Free Independent
9 – Agenda
10 – Orange Grove
11 – That s for Gilles (Dedicated to the late Gilles Laheurte)
Alexander Hawkins – piano
Roberto Ottaviano – sax soprano
1 pensiero su “Roberto Ottaviano FORGOTTEN MATCHES. THE WORLDS OF STEVE LACY (1934 – 2004)”