Dopo aver toccato 7 diverse sedi in pochi giorni, e avviato le sessioni pomeridiane il 17 agosto, due giorni dopo anche i concerti serali di Roccella Jazz tornano nella sede naturale, precisamente al porto delle Grazie, ampio spazio dove gli organizzatori, per motivi che sfuggono, hanno predisposto un numero di sedie irrisorio rispetto all’afflusso.
Nella dimensione un pò caotica tipica di molti eventi a ingresso gratuito, senz’altro non consona alla concentrazione, si è quindi aperta la serata con l’esibizione dell’Enrico Zanisi trio.

Il pianista romano mette in mostra doti di strumentista già maturo, a dispetto del dato anagrafico (classe ’90): il tocco è fluido e le dinamiche sono ben controllate, l’approccio e l’impostazione mostrano i proficui frutti di uno studio classico adeguatamente metabolizzato. I materiali proposti mostrano, come è ovvio, marcate influenze dei musicisti di riferimento nell’ambito del piano trio, su tutti Keith Jarrett e Brad Mehldau: impeccabile dal punto di vista tecnico, Zanisi dà però la sensazione di andare col freno tirato a livello emotivo per buona parte del conciso set, quasi avesse timore di sbagliare. Solo nei due brani conclusivi, quando finalmente lascia da parte le remore, allarga di più le braccia e l’apertura delle mani, dà un assaggio abbastanza compiuto (purtroppo breve) delle sue ampie potenzialità.

Valido e collaudato anche l’interplay con il contrabbassista Joe Rehmer e con Alessandro Paternesi, autore di una prestazione convincente col suo fantasioso drumming: la stessa formazione, infatti, ha dato alle stampe il secondo e recente lavoro discografico da leader di Zanisi, Life Variations.

Foto di Anna Clara D’Aponte